Quando i corrieri espressi avevano la coda

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Sono i tempi di una Torino di inizio secolo, dove le differenze di ceto sociale contano e dove l'affermazione del lavoro è un valore da portare avanti.

Ambrosetti aveva scelto, forse non pensandoci o forse di proposito, una posizione strategica per una neonata società di corrieri e magari la vicinanza dei treni era qualcosa che gli faceva pensare che sarebbe andato lontano nella sua avventura.

Gli inizi furono caratterizzati dalla mancanza di mezzi motorizzati, con carri che si spostavano trainati da cavalli. L'unico mezzo di trasporto usato agli inizi del '900, come dire che i primi corrieri espressi avevano la coda.

Dopo circa 15 anni l'Ambrosetti si troverà vicino proprio alla prima sede della FIAT e arriveranno anche i camion, a dimostrazione che il progresso si stava facendo strada, migliorando la vita dei cittadini.

La FIAT in qualche modo è anche entrata nella storia della Ambrosetti, perché un certo Giovanni Agnelli risultava essere uno dei soci nel 1910.

Un particolare che non suscitò alcuna meraviglia a quel tempo, ma che invece permise in seguito di aprire molte strade, e non solo in senso figurato, verso il trasporto delle vetture prodotte dalla Fiat e dalla Lancia.

Fu con l'arrivo delle I guerra mondiale che il ruolo dei corrieri e quindi anche della Ambrosetti divenne cruciale.

Nel 1919 la società di trasporti poteva vantare un parco mezzi composto da 217 autocarri affiancati da 120 cavalli per il trasporto di 480 tonnellate di merci ogni giorno.

Allora il patrimonio della Ambrosetti era di quelli davvero importanti, perché pari a 600 mila lire, considerando che la paga di un operaio era di pochi spiccioli.

Gli archivi storici della Ambrosetti conservano le foto dei loro mezzi di trasporto più importanti e anche più belli.

Si tratta di 2 cavalli, un baio di 4 anni di nome Otello e un morello di 10 chiamato Mirino. Ognuno di questi cavalli costava la ragguardevole cifra di 6500 lire.

Anche se la guerra incrementò gli affari della Ambrosetti, i bombardamenti determinarono lo spostamento della sua sede, lontano dalla stazione ferroviaria, in collina a Superga.

Si spostò ancora in centro a Torino e poi in Via Nizza.

Finita anche la II guerra mondiale la società non era più quella di prima e la crisi aveva colpito pesantemente il comparto.

Fu così che alla ricerca di nuovi capitali, entrò a far parte del gruppo uno spedizioniere svizzero, Giovanni Zust, che aggiunse il suo cognome al nome originario.

La Zust Ambrosetti

La Zust Ambrosetti ri-nacque nel 1948 e nel 1951 fu la prima società di spedizioni al mondo ad avere come mezzo di punta un camion a due piani, per il trasporto delle automobili.

Si trattava della bisarca, nata da un'idea portata in Italia dagli Stati Uniti, dove trasportavano le automobili su chiatte a 2 ponti.

Fu una svolta positiva, ma nel 1958 Zust lasciò spazio ai suoi collaboratori che favorirono la crescita della società sulla linea tracciata proprio da lui.

La crescita della Zust Ambrosetti da allora non conobbe soste e superò brillantemente anche i periodi di crisi, che pure c'erano stati, arrivò fino agli anni '80 e '90 con un parco mezzi davvero impressionante e utilizzando tutti i trasporti possibili.

I 1400 vagoni ferroviari e i 400 autotreni che si trovano sul piazzale avrebbero formato un serpentone di 30 km.

Al lavoro c'erano 2600 impiegati e operai al suo interno, di cui 1200 solo in Italia. Il resto erano distribuiti tra i paesi di mezzo mondo, dall'Africa al Giappone, dal Brasile all'Australia, dall'Argentina alla Corea fino in Colombia.

Le migliaia di tonnellate di merci della Zust Ambrosetti viaggiavano e viaggiano anche oggi soprattutto sui TIR, ma anche sugli aerei e con i treni.

Le altre sedi principali si trovano dislocate a New York, Hong Kong e Singapore e nella sua storia la società può vantare commesse per il trasporto delle automobili della General Motors disegnate da Pininfarina, Mediobanca, Saima e molte altre.

Gli anni '80 in particolare hanno visto impennarsi il fatturato fino a 700 miliardi e mai nessun amministratore delegato o consiglio di amministrazione della società ha sentito l'esigenza di quotare la Zust in borsa.

Già in questi anni si pensava all'espansione dei mercati verso la Cina e l'oriente, secondo un pensiero visionario che ha sempre avvantaggiato la Zust Ambrosetti.

Nonostante i progressi e la sua espansione sui mercati nel mondo, la Zust Ambrosetti trasmette sempre l'impressione di una conduzione quasi "familiare", dove tutti si impegnano in una gestione collegiale e non amano mettersi in mostra nonostante i successi.

Una filosofia che anche con il passare degli anni non è molto cambiata, ma punta sempre all'efficienza e al valore del lavoro intenso come fonte di benessere per chi ama impegnarsi sul serio in quello che fa.





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, Modificato Categoria: Storie e curiosità

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